Il nostro studio si è occupato di un caso delicatissimo relativo all’affidamento dei figli a genitore con Sindrome di Munchausen per procura. Si tratta di una malattia mentale in cui un genitore o un’altra persona che si prende cura di un bambino, come un genitore affidatario o un genitore adottivo, simula o provoca una malattia del bambino. La Sindrome di Munchausen per procura è una malattia molto difficile da diagnosticare, a tal punto che, anche nel caso seguito dal nostro studio, non vi è stata una vera e propria certificazione. La vicenda giudiziaria si è conclusa favorevolmente per la madre, dimostrando l’importanza del percorso di collaborazione tra famiglia e istituzioni per il benessere del minore. Il ritorno alla piena responsabilità genitoriale di un genitore è un evento non comune nel panorama giuridico italiano, ma questa recente sentenza del Tribunale per i Minorenni di Milano ne fornisce un esempio virtuoso.

Il quadro iniziale di difficoltà del genitore con Sindrome di Munchausen per procura

Il procedimento ha avuto inizio a seguito di una segnalazione del Pubblico Ministero, preoccupato per la grave situazione in cui versavano due minori a seguito della tragica e improvvisa scomparsa del padre. Le preoccupazioni erano aggravate dall’isolamento in cui viveva la madre, genitore superstite, e dalle condizioni di salute di uno dei figli, il più grande.

La situazione familiare era complessa. Luca (nome di fantasia), pareva soffrire di una stanchezza cronica che ne limitava le attività, portandolo a un isolamento sociale e a un progressivo allontanamento dalla scuola. La madre, nel tentativo di curarlo, aveva sottoposto il figlio a numerosi esami, visite mediche e diete, arrivando a una diagnosi di stanchezza cronica post-infettiva che non era sufficiente a giustificare le assenze scolastiche. Il pediatra del minore faceva dunque partire una segnalazione al Tribunale per i Minorenni di Milano.

Le indagini condotte dai servizi sociali e dai professionisti del settore hanno evidenziato una situazione di grave pregiudizio per i minori. L’ambiente familiare era descritto come chiuso e la madre, pur profondamente legata ai figli, tendeva a limitarli nelle uscite e nelle frequentazioni con i parenti. Le relazioni dei servizi incaricati concludevano per la necessità di un provvedimento “incisivo” sulla responsabilità genitoriale. Il tutto al fine di permettere ai ragazzi di fare nuove esperienze al di fuori del contesto familiare. La zia materna si è aggiunta alla segnalazione, offrendo anche un resoconto della storia personale della sorella, compresi precedenti ricoveri e cure.

Gli interventi del Tribunale per i Minorenni

Alla luce del quadro emerso, il Tribunale per i Minorenni di Milano emetteva un decreto provvisorio in cui affidava i minori al Comune di Milano, ente territorialmente competente, e limitava l’esercizio della responsabilità genitoriale della madre per le decisioni riguardanti l’istruzione, la salute e l’educazione dei figli. Inoltre, il Tribunale nominava un curatore speciale per i minori e incaricava i servizi sociali di monitorare la situazione.

Le disposizioni prevedevano una serie di azioni concrete:

  • Valutazione e presa in carico della madre: La donna è stata invitata a sottoporsi a una valutazione psicodiagnostica per comprendere le sue capacità genitoriali e a iniziare un percorso di terapia presso un CPS (Centro Psico-Sociale).
  • Sostegno ai minori: È stata disposta la rivalutazione della salute di Luca (nome di fantasia) da parte di specialisti pubblici e l’attivazione di un percorso psicoterapeutico per lui e un sostegno psicologico per il fratello Andrea.
  • Mediazione familiare: I servizi sociali sono stati incaricati di regolare i rapporti tra i minori e i parenti dei rami materno e paterno, in particolare con la zia materna e lo zio paterno.

Il cambiamento e la svolta positiva del procedimento

Dopo quasi un anno e mezzo, a seguito delle relazioni aggiornate dei servizi sociali e specialistici, il Tribunale ha constatato un notevole miglioramento della situazione familiare. La madre ha aderito a tutte le prescrizioni, compresa la terapia psicoterapeutica, e ha collaborato con gli interventi educativi domiciliari. Ha anche acconsentito a un graduale ampliamento dei rapporti dei figli con i parenti, favorendo un maggior benessere per tutti.

Nonostante alcune resistenze iniziali, in particolare nei confronti della mediazione con lo zio paterno, il Tribunale ha riconosciuto lo sforzo compiuto dalla madre per raggiungere un maggiore equilibrio per sé e per i suoi figli. Le preoccupazioni iniziali circa le sue capacità genitoriali si sono ridimensionate. Alla luce dei risultati raggiunti e del rientro della situazione di pregiudizio, il Tribunale ha disposto la revoca dell’affidamento dei minori al Comune di Milano e la revoca della limitazione della responsabilità genitoriale della madre. L’ente affidatario è stato incaricato di mantenere un monitoraggio sulla famiglia e di favorire, se accettato, un percorso di mediazione tra la madre e lo zio paterno.

Conclusioni

Questa sentenza, nel revocare sia l’affidamento che la limitazione della responsabilità genitoriale, rappresenta un esempio di come la collaborazione tra famiglia e servizi, pur in un contesto di intervento giudiziario, possa portare a un esito positivo e al ripristino di un ambiente familiare idoneo alla crescita e al benessere dei minori.

Qualora stiate affrontando un procedimento di affidamento dei figli che veda coinvolto un genitore con Sindrome di Munchausen per procura è possibile fissare un appuntamento per una consulenza con il nostro Studio cliccando qui.