Oggi intendiamo rispondere ad un interessante quesito postoci da un cliente, ovverosia se sia valido il testamento pubblico fatto in ospedale. Vi sono casi infatti in cui un notaio viene chiamato in ospedale per redigere un testamento pubblico. La domanda è interessante perché la risposta non è assolutamente scontata. Non esiste una norma del nostro Codice Civile che stabilisca, a prescindere, se un testamento pubblico fatto in ospedale sia valido o invalido. Occorrerà guardare dunque al caso specifico.
Come detto, un testamento fatto in ospedale può essere valido, ma dipende dalla forma e dalle circostanze in cui è stato redatto. Ecco una panoramica sintetica:
Ospedale come contesto: Il fatto che il testamento sia stato redatto in ospedale non lo rende automaticamente invalido, ma è importante che rispetti le formalità previste dalla legge. Ad esempio, un testamento olografo scritto su un foglio di carta in ospedale è valido se scritto, datato e firmato di pugno dal testatore.
Possibili contestazioni: I familiari o altri eredi potrebbero contestare il testamento se ritengono che il testatore non fosse lucido, fosse sotto pressione o se il documento non rispetta le formalità. Per questo, è consigliabile, se possibile, coinvolgere un notaio o testimoni neutrali.
La Giurisprudenza si è occupata del testamento pubblico fatto in ospedale da un notaio. La validità di un testamento pubblico redatto in tali condizioni è strettamente legata alla capacità di intendere e volere del testatore, considerando il contesto sanitario e le condizioni del paziente.
La Suprema Corte di Cassazione, con la sentenza n°2212 del 2013 ha statuito proprio su un caso di testamento pubblico fatto in ospedale: il caso riguardava una signora, ospite di un centro residenziale per anziani, che aveva redatto un testamento olografo nel 1983. Con tale testamento, la donna lasciava tutti i suoi beni al centro per anziani. Nel 1988, mentre era in ospedale, la donna fece un altro testamento, questa volta tramite notaio. Con tale secondo testamento, la donna revocava il precedente e nominava eredi altre due persone. Dopo la sua morte, il centro impugnò il testamento pubblico, sostenendo che la donna non fosse capace di intendere e volere al momento della redazione.
La Corte di Cassazione confermò che, nonostante il testamento pubblico fosse stato redatto da un notaio, spetta a chi lo fa valere dimostrare che il testatore fosse lucido. Le prove, incluse testimonianze e documentazione medica, mostrarono un decadimento psico-fisico della donna (disorientamento spazio-temporale accertato in ospedale), rendendo il testamento pubblico invalido. Di conseguenza, il testamento olografo del 1983 rimase valido.
Come abbiamo visto, un testamento pubblico redatto in ospedale non è automaticamente invalido. La presenza di un notaio non garantisce di per sé la validità, se emergono prove di incapacità. Occorre guardare, nel caso concreto, alla effettiva capacità di intendere e volere del testatore. In ospedale, fattori come terapie farmacologiche, stati di confusione o patologie gravi possono compromettere questa capacità.
Se si vuole annullare un testamento pubblico fatto in ospedale da un notaio, è fondamentale avvalersi di periti legali e clinici che sappiano dare un valido parere su tutta la documentazione. Per verificare se nel proprio caso il testamento pubblico fatto in ospedale da un notaio sia valido oppure no, è possibile fissare un appuntamento presso lo Studio dell’Avv. Stefano Molfino, esperto in diritto di famiglia e delle successioni, cliccando qui.